Gestire l’arrivo di un fondo di private equity: come prepararsi al cambiamento

Servizi STM Verona

Attilio Di scala – Partner e Board Member STM – Studio Temporary Manager spa

L’ingresso di un fondo di private equity come azionista rappresenta un momento di esaltazione per un’azienda, ma allo stesso tempo comporta una serie di cambiamenti ai quali la governance ed il management dovranno adeguarsi. Nel mondo degli investimenti di private equity, la diversità è la regola: dalla cultura agli obiettivi, fino alla strategia d’investimento, ogni investitore è unico.
Nonostante queste differenze, essi sono dei partner indispensabili e dinamici per chi gestisce l’azienda. Generalmente, preferiscono supportare una governance ed un management efficiente e ad alte prestazioni, evitando di intromettersi nelle attività operative.
Tuttavia, quando un’azienda registra una performance deludente o attraversa una fase critica, gli investitori tendono ad essere più proattivi e coinvolti per proteggere e valorizzare il loro investimento. Per di più, gli azionisti di maggioranza sono solitamente più attivi e influenti rispetto agli azionisti di minoranza, che invece tendono a esercitare un’influenza più indiretta attraverso suggerimenti e consigli.
L’entrata di un fondo di private equity nella compagine societaria di un’azienda segna l’avvio di una nuova fase di sviluppo e cambiamento. È essenziale che i manager comprendano appieno le dinamiche e le aspettative scaturite da questa partnership, anche se si prospetta temporanea.
Con questo articolo, discutiamo i dieci punti chiave che consigli di amministrazione e management devono considerare per prepararsi al meglio.

1. Definire una roadmap chiara e KPI per guidare le prestazioni
Quando si tratta di affrontare l’arrivo di un fondo di private equity è fondamentale definire una chiara strategia ed individuare indicatori di performance per guidare le prestazioni. I fondi operano con un orizzonte temporale ben definito e obiettivi precisi, basando le loro decisioni su un piano aziendale dettagliato.
Il piano non è solo un documento statico, ma uno strumento dinamico, che consente loro di simulare l’andamento delle prestazioni finanziarie, prevedere i flussi di cassa e valutare varie strategie di exit.
Nel corso della loro partecipazione, gli investitori adatteranno continuamente questo modello, riflettendo le evoluzioni del mercato e dell’azienda stessa. Pertanto, è cruciale per il management collaborare strettamente con gli investitori per tradurre gli obiettivi finanziari in azioni concrete.
Il processo non solo stabilisce una cultura di misurazione delle prestazioni, ma implica anche la definizione e il monitoraggio regolare di indicatori di performance (KPI). Grazie a questo approccio, i KPI vengono costantemente monitorati, consentendo di rilevare tempestivamente eventuali scostamenti e di intervenire prontamente con azioni correttive, se necessario.

2. Miglioramento dell’EBITDA per aumentare il valore dell’impresa
Il rendimento degli investitori di private equity dipende strettamente dal valore dell’azienda al momento dell’exit. Una maggiore redditività aziendale si traduce in un valore d’impresa più elevato. Questo valore spesso viene determinato utilizzando un multiplo dell’EBITDA. Quindi, se l’EBITDA aumenta, automaticamente cresce anche il valore dell’azienda.
È per questo motivo che gli investitori vigilano attentamente sull’abilità dell’azienda di migliorare nel tempo le sue prestazioni finanziarie. Il management aziendale quindi intervenire su due fronti: incrementare i ricavi e migliorare la redditività, ovvero ottimizzare i margini di profitto. Gli investitori promuovono quindi energicamente piani di sviluppo del fatturato e iniziative volte alla riduzione dei costi. Tuttavia, la loro massima preoccupazione è garantire che l’azienda sia in grado di far crescere positivamente l’EBITDA.

3. Ottimizzazione della cassa per massimizzare i rendimenti
Per gli investitori, vale un motto universale: “Cash is King” (La cassa è Re!). E non a caso!
Più cassa un’azienda riesce a generare, più potrà ripagare il proprio debito, aumentare le riserve di liquidità e distribuire dividendi.
Tutto ciò richiede una riduzione del debito netto aziendale, fattore determinante per massimizzare il valore al momento dell’exit ed il ritorno sull’investimento.
Inoltre, un solido flusso di cassa è cruciale in presenza di leveraged buyout (LBO), sia per onorare il debito contratto in quel contesto, sia per coprire gli interessi.
Ma c’è di più: un’efficiente gestione della liquidità consente all’azienda di finanziare le proprie operazioni senza dipendere da ulteriori finanziamenti esterni e di effettuare accantonamenti a fondi rischi per affrontare eventuali periodi di difficoltà.
Gli investitori scrutano dunque con attenzione le tendenze dei costi, gli investimenti e la gestione del capitale circolante, proprio per valutare la solidità finanziaria dell’azienda e il suo potenziale di crescita.

4. Accelerare le trasformazioni strategiche
Gli investitori di private equity agiscono spesso come agenti di cambiamento. Portano con sé obiettivi ambiziosi, prendono sul serio gli impegni assunti dal management e sono determinati a vedere i risultati. Per questo motivo, incoraggiano attivamente l’attuazione rapida di cambiamenti e le trasformazioni necessarie per raggiungere gli obiettivi prefissati.
I fondi offrono sostegno e assistenza nella realizzazione di tali cambiamenti, con un’attenzione particolare alle operazioni di M&A (fusioni ed acquisizioni), un campo in cui spesso si distinguono per specializzazione e competenza. Allo stesso tempo, promuovono l’implementazione di ristrutturazioni aziendali e quei cambiamenti strutturali indispensabili, che possono comprendere l’inserimento di figure chiave, la riorganizzazione e il potenziamento del team di management, l’adozione di soluzioni digitali avanzate e, talvolta, anche la trasformazione verso una maggiore responsabilità sociale d’impresa (CSR). Ovviamente possono anche sostenere attivamente l’espansione internazionale dell’azienda e la crescita organica, contribuendo a plasmare un futuro di successo e prosperità.

5. Governance e decisioni condivise
Quando un fondo di private equity acquisisce una quota in un’azienda, la sua governance aziendale diventa più strutturata e formale. Questo si traduce in un Consiglio di Amministrazione con rappresentanti degli azionisti, meccanismi di controllo rigorosi e una particolare attenzione alla conformità normativa. Inoltre, vengono implementati sistemi di reportistica dettagliati, viene monitorata attentamente la remunerazione e vengono presi in considerazione l’assunzione e il licenziamento del personale chiave. Le decisioni strategiche diventano vincolanti per l’azienda. Nel caso in cui il fondo detenga una quota di maggioranza, avrà generalmente il controllo aziendale, condizionato dalla maggioranza dei diritti di voto. Al contrario, se la sua partecipazione è minoritaria,
cercherà di esercitare influenza nella misura del possibile. Tuttavia, le prerogative del fondo dipendono dall’accordo stipulato tra gli azionisti durante la transazione.
Indipendentemente dallo scenario, i manager devono confrontarsi con gli investitori e accettarne l’influenza nelle decisioni strategiche.
Ancora una volta, l’interim management, grazie alla sua flessibilità e competenza, può rappresentare un fattore chiave nell’accelerare il processo di cambiamento e rispondere alle esigenze dei fondi di private equity, gestendo temporaneamente le funzioni aziendali in periodi di transizione o cambiamento. Abituato a gestire situazioni complesse e a interagire con interlocutori strutturati, l’interim manager porta con sé non solo esperienza, ma anche una visione esterna e obiettiva, che può contribuire a mediare tra le esigenze degli investitori e gli interessi dell’azienda. La sua capacità di adattamento e la sua competenza nel gestire transizioni aziendali possono essere decisive nell’affrontare le sfide che accompagnano l’ingresso di un fondo di private equity.

6. Pianificazione dell’uscita e creazione di valore
Il fondo di private equity si configura come un alleato a scadenza determinata, che ha come obiettivo quello di delineare una strategia d’uscita per ottimizzare il ritorno sull’investimento. Tale strategia prevede un arco temporale variabile, solitamente compreso tra 3 e 10 anni, a seconda della natura e degli obiettivi del fondo stesso. Tuttavia, flessibilità è un principio fondamentale dell’operatività: se si profila l’opportunità di un’exit rapido, ad un multiplo che soddisfa la strategia di investimento, il fondo sarà prontamente propenso ad agire. Durante il periodo di investimento, l’attenzione si concentra sull’obiettivo finale: massimizzare il valore aziendale.
Ciò implica un’impegnativa opera di ristrutturazione e ottimizzazione delle performance finanziarie, operative e organizzative, al fine di preparare l’azienda per una cessione delle quote di successo. Inoltre, si tiene conto di diverse opzioni di uscita, tra cui la vendita a un altro fondo, l’IPO o la cessione a un investitore strategico, al fine di garantire la massima redditività per tutti gli attori coinvolti.

7. Rafforzamento della funzione finanziaria
La filosofia alla base delle operazioni gestite dai fondi di PE è la promozione di una gestione finanziaria di prim’ordine, improntata alla disciplina ed al rigore. La struttura finanziaria di un’azienda acquisita diviene quindi un elemento centrale, con un’attenzione particolare rivolta al ruolo del CFO e al suo team di esperti qualificati.
Sotto questa lente, l’obiettivo è chiaro: garantire una gestione contabile solida e trasparente, con una rendicontazione finanziaria che fornisca regolarmente informazioni di alta qualità. Il controllo di gestione assume un ruolo fondamentale nell’ottimizzazione dei costi e nell’aumento dell’efficienza operativa, contribuendo a mantenere una struttura finanziaria resiliente.
I fondi di private equity dirigono la loro attenzione su ogni aspetto critico dell’azienda target, dalla pianificazione finanziaria alla gestione delle transazioni, dimostrando così un impegno inequivocabile verso una gestione finanziaria diligente e remunerativa.
L’interim management può essere una soluzione efficace per affrontare la mancanza di professionisti qualificati. Questo approccio prevede l’assunzione di manager temporanei con competenze specifiche per colmare lacune o affrontare situazioni di emergenza. Nel contesto finanziario, un interim manager finanziario può essere incaricato di guidare e gestire le funzioni finanziarie dell’azienda per un periodo limitato.

8. Condivisione continua delle informazioni e comunicazione trasparente
Nel contesto dei rapporti con un fondo di private equity, la trasparenza e l’apertura alla comunicazione giocano un ruolo centrale. Gli investitori cercano informazioni dettagliate per valutare e prendere decisioni informate. Questo processo inizia con una fase di analisi approfondita prima di impegnarsi nell’investimento. Tuttavia, tale impegno non termina con la chiusura del deal; gli investitori comprendono l’importanza di mantenere un dialogo costante con la dirigenza aziendale.
Le riunioni formali del consiglio rappresentano un momento chiave per discutere delle performance finanziarie, degli obiettivi operativi e delle sfide in corso. Inoltre, la promozione di scambi informali facilita la risoluzione pronta di eventuali problematiche emergenti, consentendo decisioni tempestive. La trasparenza e l’apertura al confronto sono considerate principi fondamentali, in quanto favoriscono una collaborazione più efficace, soprattutto in momenti critici.
Al contrario, una comunicazione scadente o il mancato scambio di informazioni cruciali possono minare la fiducia e generare conflitti tra gli investitori, la governance ed il management.

9. Management package
Nei rapporti tra fondi di private equity e team di gestione, l’accento è posto sulla reciprocità e sull’allineamento degli interessi. I fondi, visti come partner strategici, esigono un impegno tangibile da parte della gestione nell’ottimizzare il valore per gli azionisti. Per garantire questo coinvolgimento, spesso adottano un approccio conosciuto come “management package”.
Questo strumento va oltre i classici incentivi finanziari come stock option o bonus di performance, focalizzandosi sull’assicurare agli esecutivi un coinvolgimento diretto e personale nell’azienda. Attraverso l’offerta di opportunità di investimento privilegiate, il pacchetto di gestione assicura che i dirigenti abbiano un autentico interesse finanziario nel migliorare le performance aziendali.
Il termine “management package” si riferisce a un insieme di incentivi finanziari e altri vantaggi offerti ai dirigenti e ai membri chiave del team di gestione di un’azienda da parte di un investitore di private equity. Questo pacchetto è progettato per allineare gli interessi della gestione con quelli degli investitori, garantendo che i dirigenti abbiano un interesse personale e finanziario nel successo dell’azienda. Oltre ai classici incentivi come le stock option o i bonus di performance, il management package può includere opportunità di investimento privilegiate, condizioni preferenziali per l’acquisto di azioni o altre forme di partecipazione azionaria, bonus legati a obiettivi prestabiliti, benefici per il raggiungimento di determinati traguardi aziendali, e altri vantaggi finanziari o non finanziari. In sintesi, il management package mira a motivare e a trattenere i dirigenti chiave, garantendo che siano fortemente incentivati a massimizzare il valore per gli azionisti e a contribuire al successo complessivo dell’azienda.
Questo modello di co-investimento non solo crea un legame di responsabilità reciproca, ma anche un allineamento più stretto degli obiettivi della gestione con quelli degli investitori. In sostanza, i dirigenti non si limitano a dirigere l’azienda, ma diventano protagonisti attivi nel percorso di successo dell’azienda stessa, sia dal punto di vista finanziario che operativo. Tale approccio non solo promuove una cultura di responsabilità e impegno, ma consolida anche il rapporto di partnership tra gestione e investitori, che diventano co-interessati nel conseguimento degli obiettivi di lungo termine dell’azienda.
Una interessante alternativa al tradizionale “management package” potrebbe risiedere nell’assunzione di un interim manager che non solo si impegna temporaneamente nella gestione dell’azienda, ma ne diventa anche parte interessata a livello personale. Questo coinvolgimento potrebbe nascere dall’opportunità di investire direttamente nella società come parte della sua remunerazione o attraverso un accordo contrattuale che prevede una partecipazione agli utili o al capitale azionario. In taluni casi, l’interim manager potrebbe dimostrare un vivo interesse nell’azienda proprio per sfruttare le sue potenziali prospettive di crescita o per plasmare il suo futuro sviluppo in modo sostanziale. Tuttavia, è fondamentale che l’interim manager mantenga un alto grado di obiettività e agisca sempre nell’interesse superiore dell’azienda durante il suo mandato di gestione, assicurandosi che ogni decisione presa sia volta a promuovere il miglior interesse dell’azienda e dei suoi stakeholders.

10. Sviluppo della cultura aziendale e coinvolgimento dei dipendenti
l’ingresso di un fondo di private equity come azionista in un’azienda segna un momento cruciale, carico di opportunità e sfide. Questa partnership rappresenta più di un semplice afflusso di capitale; richiede piuttosto adattamenti significativi a livello strategico, operativo e culturale. Dalle roadmap e KPI definiti con precisione, all’ottimizzazione di cassa ed EBITDA, fino alle trasformazioni strategiche accelerare e alla governance più solida, i dirigenti devono essere pronti ad abbracciare una cultura che pone le performance, la precisione e la trasparenza al centro delle proprie attività.
In questo contesto, l’interim manager può emergere come una figura chiave, in grado di fornire leadership e competenze specializzate per affrontare le sfide immediate e guidare l’azienda lungo il percorso di trasformazione. La sua presenza può fornire una boccata d’aria fresca di prospettiva, contribuendo a implementare rapidamente le iniziative necessarie e a garantire una transizione fluida durante i periodi di cambiamento. Grazie alla sua esperienza e versatilità, l’interim manager può fungere da catalizzatore per il successo nell’implementazione di strategie e nel raggiungimento degli obiettivi aziendali, supportando i dirigenti nell’adottare una mentalità orientata alle performance e all’efficienza.
Va sottolineato che l’ingresso di un fondo di private equity è un percorso ad ostacoli complesso, che richiede alti livelli di professionalità e specializzazione da parte di tutti gli attori coinvolti. La collaborazione tra dirigenti, interim manager e altri consulenti è essenziale per superare le sfide e massimizzare le opportunità offerte da questa partnership finanziaria.